Nell’attuazione della visione liberista di una società di proprietari, nel 1980 il primo governo conservatore guidato da
Margaret Thatcher introdusse una legge per incentivare l’acquisto di abitazioni
di edilizia popolare da parte dei locatari, introducendo sconti ed agevolazioni.
Sebbene già in precedenza alcune amministrazioni locali avessero ceduto alcune
proprietà negli anni precedenti al ‘80, la maggior parte delle unità
residenziali popolari rimaneva in mano pubblica, arrivando a coprire oltre la
metà degli immobili esistenti. Dal 1980 al 2010 circa un milione e
quattrocentomila abitazioni sono state cedutesenza che esse siano state
adeguatamente rimpiazzate investendo i capitali raccolti con la vendita degli
immobili. Contrariamente alle politiche adottate nei primi trent’anni dopo la
Seconda Guerra Mondiale, i governi conservatori e laburisti succedutisi dal
1979 ad oggi hanno preferito lasciare che fosse il cosiddetto libero mercato a
provvedere alle esigenze abitative dei cittadini o sotto forma di immobili
privati destinati all’acquisto ed alla locazione o tramite il ricorso ad enti
di diritto privato, come le Housing
Association, formalmente senza fini lucrativi, che tuttavia si rivolgono
alla fascia medio - bassa della popolazione, senza supplire alla carenza di
offerta per i più poveri.
Dopo una crisi del
settore immobiliare all’inizio degli anni ’90, il “mercato” ha prodotto una
bolla di carattere speculativo, legata a quella del settore finanziario tramite
l’erogazione di mutui e prestiti “facili”, che ha reso l’acquisto o la
locazione nel settore privato via via meno accessibile agli individui ed alle
famiglie a reddito basso o prive di reddito da lavoro. Sino a poco tempo fa
l’esistenza di un sistema di sussidi e sostegni ai più bisognosi ha evitato
l’esplosione dell’emergenza casa, tuttavia i cambiamenti recentemente introdotti
dall’Esecutivo a guida liberal-conservatrice ne pongono i presupposti. Non solo
il Governo ha posto un tetto ai sussidi, rendendo estremamente difficile se non
impossibile vivere in alcune aree delle grandi città e nelle regioni rurali più
ricche, ma ha introdotto una norma per cui i nuclei familiari che occupano
abitazioni con un numero di vani superiore a quanto definito come “sufficiente”
dallo Stato saranno penalizzati con tagli ai sussidi. Tutto ciò senza offrire
una valida alternativa, dal momento che in molte aree si riscontra una carenza
di unità abitative di piccole dimensioni e gli enti pubblici non investono né
prevedono di investire nella edificazione di nuove residenze per far fronte
alla carenza.
Da circa tre anni
risiedo in un complesso residenziale in cui poco meno della metà delle unità
sono state cedute a privati, mentre il resto rimane nelle disponibilità della
municipalità di Wandsworth, in Londra. Come prassi comune negli ultimi tre
decenni, l’amministrazione del complesso è stata affidata dall’ente locale ad
una cooperativa di residenti, cui è destinata una somma di denaro per la
manutenzione degli edifici e degli spazi comuni. Di fronte ai primi effetti dei
cambiamenti in atto ed alla complice passività del municipio, la cooperativa è divenuta
il luogo di solidarietà e di resistenza alle politiche inique del Governo. Il
Direttivo della cooperativa ha iniziato ad attivarsi per informare i residenti
e per renderli consapevoli dei propri diritti di fronte ad atti di vero e
proprio terrorismo psicologico cui alcuni di loro sono sottoposti nel momento
in cui ricevono telefonate che intimano loro di trasferirsi altrove se occupano
un’abitazione considerata “troppo grande” rispetto alle dimensioni del nucleo
familiare. Inoltre si approntano spazi per offrire supporto a coloro che non
dispongono dell’accesso ad Internet, sia per mancanza di risorse economiche sia
per una carenza di conoscenze informatiche basiche, dal momento che molti dei
servizi saranno progressivamente trasferiti su supporto informatico. Consapevoli
della propria impotenza di fronte all’apparato dello Stato e della debolezza
culturale dell’opposizione laburista, più attenta agli umori della classe media
e della stampa “perbene”, i residenti più attivi del rione mettono in atto i
meccanismi della solidarietà di classe per ridurre il danno e per impedire che
la comunità di cui fanno parte sia smembrata. Agli occhi dei fanatici di una modernità
che sa di antico ed a quelli dei riformisti tutto ciò può sembrare sorpassato;
tuttavia si tratta dello spirito che nel secolo scorso ha portato alla
costruzione dello stato sociale, di una società più giusta e democratica.
Auspicabilmente questi esempi di solidarietà si moltiplicheranno e permetteranno
l’affermarsi di un modello culturale nuovo.