lunedì 15 aprile 2013

Politiche antipopolari e solidarietà di classe in Londra
Di Simone Rossi 


Nell’attuazione della visione liberista di una società di proprietari, nel 1980 il primo governo conservatore guidato da Margaret Thatcher introdusse una legge per incentivare l’acquisto di abitazioni di edilizia popolare da parte dei locatari, introducendo sconti ed agevolazioni. Sebbene già in precedenza alcune amministrazioni locali avessero ceduto alcune proprietà negli anni precedenti al ‘80, la maggior parte delle unità residenziali popolari rimaneva in mano pubblica, arrivando a coprire oltre la metà degli immobili esistenti. Dal 1980 al 2010 circa un milione e quattrocentomila abitazioni sono state cedute senza che esse siano state adeguatamente rimpiazzate investendo i capitali raccolti con la vendita degli immobili. Contrariamente alle politiche adottate nei primi trent’anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, i governi conservatori e laburisti succedutisi dal 1979 ad oggi hanno preferito lasciare che fosse il cosiddetto libero mercato a provvedere alle esigenze abitative dei cittadini o sotto forma di immobili privati destinati all’acquisto ed alla locazione o tramite il ricorso ad enti di diritto privato, come le Housing Association, formalmente senza fini lucrativi, che tuttavia si rivolgono alla fascia medio - bassa della popolazione, senza supplire alla carenza di offerta per i più poveri.
Dopo una crisi del settore immobiliare all’inizio degli anni ’90, il “mercato” ha prodotto una bolla di carattere speculativo, legata a quella del settore finanziario tramite l’erogazione di mutui e prestiti “facili”, che ha reso l’acquisto o la locazione nel settore privato via via meno accessibile agli individui ed alle famiglie a reddito basso o prive di reddito da lavoro. Sino a poco tempo fa l’esistenza di un sistema di sussidi e sostegni ai più bisognosi ha evitato l’esplosione dell’emergenza casa, tuttavia i cambiamenti recentemente introdotti dall’Esecutivo a guida liberal-conservatrice ne pongono i presupposti. Non solo il Governo ha posto un tetto ai sussidi, rendendo estremamente difficile se non impossibile vivere in alcune aree delle grandi città e nelle regioni rurali più ricche, ma ha introdotto una norma per cui i nuclei familiari che occupano abitazioni con un numero di vani superiore a quanto definito come “sufficiente” dallo Stato saranno penalizzati con tagli ai sussidi. Tutto ciò senza offrire una valida alternativa, dal momento che in molte aree si riscontra una carenza di unità abitative di piccole dimensioni e gli enti pubblici non investono né prevedono di investire nella edificazione di nuove residenze per far fronte alla carenza.

Da circa tre anni risiedo in un complesso residenziale in cui poco meno della metà delle unità sono state cedute a privati, mentre il resto rimane nelle disponibilità della municipalità di Wandsworth, in Londra. Come prassi comune negli ultimi tre decenni, l’amministrazione del complesso è stata affidata dall’ente locale ad una cooperativa di residenti, cui è destinata una somma di denaro per la manutenzione degli edifici e degli spazi comuni. Di fronte ai primi effetti dei cambiamenti in atto ed alla complice passività del municipio, la cooperativa è divenuta il luogo di solidarietà e di resistenza alle politiche inique del Governo. Il Direttivo della cooperativa ha iniziato ad attivarsi per informare i residenti e per renderli consapevoli dei propri diritti di fronte ad atti di vero e proprio terrorismo psicologico cui alcuni di loro sono sottoposti nel momento in cui ricevono telefonate che intimano loro di trasferirsi altrove se occupano un’abitazione considerata “troppo grande” rispetto alle dimensioni del nucleo familiare. Inoltre si approntano spazi per offrire supporto a coloro che non dispongono dell’accesso ad Internet, sia per mancanza di risorse economiche sia per una carenza di conoscenze informatiche basiche, dal momento che molti dei servizi saranno progressivamente trasferiti su supporto informatico. Consapevoli della propria impotenza di fronte all’apparato dello Stato e della debolezza culturale dell’opposizione laburista, più attenta agli umori della classe media e della stampa “perbene”, i residenti più attivi del rione mettono in atto i meccanismi della solidarietà di classe per ridurre il danno e per impedire che la comunità di cui fanno parte sia smembrata. Agli occhi dei fanatici di una modernità che sa di antico ed a quelli dei riformisti tutto ciò può sembrare sorpassato; tuttavia si tratta dello spirito che nel secolo scorso ha portato alla costruzione dello stato sociale, di una società più giusta e democratica. Auspicabilmente questi esempi di solidarietà si moltiplicheranno e permetteranno l’affermarsi di un modello culturale nuovo.

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