mercoledì 26 giugno 2013

Cambio di casa - sempre resistenti

Da parecchie settimane non appaiono piú nuovi post in questo blog. Ció é dovuto al fatto che Resistenza Internazionale, di cui Territori in Movimento é uno spazio di approfondimento che riguarda il territorio, l'ambiente, l'attivismo locale, si é spostato su un'altra piattaforma ed ha cambiato veste grafica:

http://resistenzainternazionale.wordpress.com/

A questo indirizzo troverete alcuni degli articoli dell'archivio di Territori in Movimento e molto altro.

In queste settimane sono accadute molte cose in Italia, in Europa e nel mondo.

Da un mese Istanbul e la Turchia sono scossi da quotidiane manifestazioni che si oppongono alla cammino autoritario preso dal governo turco e alle politiche di gestione del territorio che hanno sostituito parchi e quartieri storici con grattacieli e centri commerciali, in un connubio tra islamismo e turbocapitalismo molto frequente in Medio Oriente.

A metá giugno, inoltre, nelle principali cittá brasiliane migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il rincaro del biglietto dei mezzi di trasporto collettivo. Nel giro di pochi giorni la protesta si é allargata ad altri temi quali i servizi pubblici, innanzitutto sanitá ed istruzione, e la partecipazione democratica ai processi decisionali, in un Paese dove si sono spesi milioni di dollari in nuove infrastrutture sportive in vista dei Mondiali di Calcio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016.

Buona lettura.
Simone Rossi

lunedì 15 aprile 2013

Politiche antipopolari e solidarietà di classe in Londra
Di Simone Rossi 


Nell’attuazione della visione liberista di una società di proprietari, nel 1980 il primo governo conservatore guidato da Margaret Thatcher introdusse una legge per incentivare l’acquisto di abitazioni di edilizia popolare da parte dei locatari, introducendo sconti ed agevolazioni. Sebbene già in precedenza alcune amministrazioni locali avessero ceduto alcune proprietà negli anni precedenti al ‘80, la maggior parte delle unità residenziali popolari rimaneva in mano pubblica, arrivando a coprire oltre la metà degli immobili esistenti. Dal 1980 al 2010 circa un milione e quattrocentomila abitazioni sono state cedute senza che esse siano state adeguatamente rimpiazzate investendo i capitali raccolti con la vendita degli immobili. Contrariamente alle politiche adottate nei primi trent’anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, i governi conservatori e laburisti succedutisi dal 1979 ad oggi hanno preferito lasciare che fosse il cosiddetto libero mercato a provvedere alle esigenze abitative dei cittadini o sotto forma di immobili privati destinati all’acquisto ed alla locazione o tramite il ricorso ad enti di diritto privato, come le Housing Association, formalmente senza fini lucrativi, che tuttavia si rivolgono alla fascia medio - bassa della popolazione, senza supplire alla carenza di offerta per i più poveri.
Dopo una crisi del settore immobiliare all’inizio degli anni ’90, il “mercato” ha prodotto una bolla di carattere speculativo, legata a quella del settore finanziario tramite l’erogazione di mutui e prestiti “facili”, che ha reso l’acquisto o la locazione nel settore privato via via meno accessibile agli individui ed alle famiglie a reddito basso o prive di reddito da lavoro. Sino a poco tempo fa l’esistenza di un sistema di sussidi e sostegni ai più bisognosi ha evitato l’esplosione dell’emergenza casa, tuttavia i cambiamenti recentemente introdotti dall’Esecutivo a guida liberal-conservatrice ne pongono i presupposti. Non solo il Governo ha posto un tetto ai sussidi, rendendo estremamente difficile se non impossibile vivere in alcune aree delle grandi città e nelle regioni rurali più ricche, ma ha introdotto una norma per cui i nuclei familiari che occupano abitazioni con un numero di vani superiore a quanto definito come “sufficiente” dallo Stato saranno penalizzati con tagli ai sussidi. Tutto ciò senza offrire una valida alternativa, dal momento che in molte aree si riscontra una carenza di unità abitative di piccole dimensioni e gli enti pubblici non investono né prevedono di investire nella edificazione di nuove residenze per far fronte alla carenza.

Da circa tre anni risiedo in un complesso residenziale in cui poco meno della metà delle unità sono state cedute a privati, mentre il resto rimane nelle disponibilità della municipalità di Wandsworth, in Londra. Come prassi comune negli ultimi tre decenni, l’amministrazione del complesso è stata affidata dall’ente locale ad una cooperativa di residenti, cui è destinata una somma di denaro per la manutenzione degli edifici e degli spazi comuni. Di fronte ai primi effetti dei cambiamenti in atto ed alla complice passività del municipio, la cooperativa è divenuta il luogo di solidarietà e di resistenza alle politiche inique del Governo. Il Direttivo della cooperativa ha iniziato ad attivarsi per informare i residenti e per renderli consapevoli dei propri diritti di fronte ad atti di vero e proprio terrorismo psicologico cui alcuni di loro sono sottoposti nel momento in cui ricevono telefonate che intimano loro di trasferirsi altrove se occupano un’abitazione considerata “troppo grande” rispetto alle dimensioni del nucleo familiare. Inoltre si approntano spazi per offrire supporto a coloro che non dispongono dell’accesso ad Internet, sia per mancanza di risorse economiche sia per una carenza di conoscenze informatiche basiche, dal momento che molti dei servizi saranno progressivamente trasferiti su supporto informatico. Consapevoli della propria impotenza di fronte all’apparato dello Stato e della debolezza culturale dell’opposizione laburista, più attenta agli umori della classe media e della stampa “perbene”, i residenti più attivi del rione mettono in atto i meccanismi della solidarietà di classe per ridurre il danno e per impedire che la comunità di cui fanno parte sia smembrata. Agli occhi dei fanatici di una modernità che sa di antico ed a quelli dei riformisti tutto ciò può sembrare sorpassato; tuttavia si tratta dello spirito che nel secolo scorso ha portato alla costruzione dello stato sociale, di una società più giusta e democratica. Auspicabilmente questi esempi di solidarietà si moltiplicheranno e permetteranno l’affermarsi di un modello culturale nuovo.

giovedì 21 febbraio 2013

Palazzinari e riformisti. Un'attrazione fatale.
Di Simone Rossi 

Il turista che visita Londra rimane spesso impressionato dalla quantità di cantieri edili aperti; nonostante la disoccupazione sia a livelli storici, il potere d'acquisto dei lavoratori sia andato calando, i consumatori e le imprese fatichino ad accedere al credito bancario, il governo centrale operi tagli pesanti alla spesa pubblica, l'orizzonte londinese è costellato di ponteggi e gru, in un'incessante opera edificatoria, il cui apice si raggiunge nella zona centrale, la City of London, e nelle sue propaggini all'interno delle municipalità confinanti, dove sorgono continuamente nuovi edifici a torre, o grattacieli. Un tripudio di edifici architettonicamente autoreferenziali, progettati più con intenti celebrativi dei committenti e degli architetti che non con uno sguardo al tessuto esistente ed alle esigenze della città, dove prevale l'esibizione del lusso sulla funzionalità. I capitali investiti in questi interventi urbani sono prevalentemente di provenienza asiatica, soprattutto dai paesi del Golfo Persico; dopo aver alienato pezzi di industria nazionale e del settore dei servizi, ora tocca al paesaggio londinese. 
By Courtesy of Villy Fink Isaksen/Commons/CC-BY-SA-3.0
Sulla copertina dell'inserto G2 del quotidiano britannico The Guardian, il 12 febbraio scorso, campeggiava una foto di uno scorcio di Londra con il titolo "Venduto. Come i politici di Sinistra hanno ridefinito lo skyline". L'autore, Owen Hatheley, ha proposto un'analisi del rapporto tra la Sinistra britannica e la foga edificatoria che ha trasformato e continua a modificare l'aspetto urbano delle principali città britanniche, partendo dalla contestazione che, almeno per quanto concerne Londra, lo stimolo alla corrente ondata di interventi urbani è provenuto durante l'amministrazione di Ken Livingstone, espressione dell'ala progressista del Partito Laburista. Secondo Hartheley, il cambiamento nell'approccio dei Laburisti all'architettura ed alla pianificazione urbana ebbe inizio durante gli anni del governo Thatcher, quando i poteri ed i margini di autonomia degli enti locali furono progressivamente ridotti a favore dell'esecutivo, impedendo alle amministrazioni cittadine di investire in edilizia popolare ed assecondando lo sviluppo urbano delle principali città alle esigenze ed agli appetiti del settore privato. Un primo passo fu la pubblicazione del manifesto "A New London" a firma di Richard Rogers, architetto di fama mondiale e progressista, e di Mark Fisher, responsabile cultura del Partito Laburista, in cui si indicavano i Paesi Bassi, Parigi e Barcellona come modelli di progettazione urbana e di linguaggi architettonici cui ispirare la rigenerazione della capitale britannica e delle altre principali città. In questa maniera la dirigenza laburista degli ultimi venti anni ha pensato di poter coniugare le esigenze della collettività con le ambizioni del settore edile, ponendo vincoli e requisiti ai costruttori. Tuttavia, coerentemente con debolezza caratteristica dei partiti riformisti di fronte alle pretese del capitale, gli enti locali ed il governo nazionale a guida laburista a cavallo tra il XX ed il XXI secolo non hanno saputo vincolar e sfruttare a vantaggio della collettività la fase di espansione edilizia di quegli anni. A riprova di ciò Hartheley cita la fallimentare politica per la casa adottata dal sindaco londinese Livingstone (2000-2008), imperniata sul vincolo per cui ogni nuovo intervento di edilizia avrebbe dovuto includere 40% di unità a costi accessibili per le fasce più deboli. Con accessibili, tuttavia, a si possono definire prezzi immobiliari fino al 80% del valore di mercato, di fatto escludendo dalla possibilità di acquisto le famiglie con redditi medio-bassi. A fronte della crescita della bolla immobiliare, dell'alienazione degli immobili pubblici esistenti e degli investimenti pressoché nulli in nuova edilizia popolare, la presunta ingenuità di Livingston e dei laburisti in generale ha contribuito ad accelerare quel processo di lunga durata che, sotto il nome di gentrificazione, comporta la progressiva espulsione delle classi popolari dalle zone centrali e da quelle di prestigio di Londra.

Ad aggravare la situazione sono intervenute le elezioni dei conservatori alla guida della città metropolitana di Londra, nel 2008, e del governo nazionale, nel 2010. Mentre il sindaco londinese in carica, Johnson, rendeva il tetto del 40% di edilizia accessibile non vincolante, a beneficio dei capitalisti fondiari e degli speculatori, l'Esecutivo guidato da Cameron ha posto un tetto mensile ai sussidi per l'affitto, di fatto rendendo difficoltoso se non impossibile per le famiglie prive di reddito o a basso reddito poter risiedere in ampie zone delle città britanniche, dove gli affitti sono cresciuti impetuosamente nell'ultimo decennio ed hanno conosciuto un balzo dopo la crisi, dal momento in cui molte famiglie hanno dovuto orientarsi sugli immobili in affitto non potendo ottenere un mutuo, avendo le banche ristretto il credito. Conseguentemente, a fianco dei grattacieli svettanti e luccicanti o delle infrastrutture olimpiche, la cronaca quotidiana riporta di amministrazioni locali che considerano la deportazione, per chiamare le cose con il proprio nome, dei cittadini riceventi i sussidi in quartieri o città dove si possa garantire loro un tetto a buon mercato.

Se ti è piaciuto questo post, clicca sul simbolo della moschina che trovi qui sotto per farlo conoscere alla rete grazie al portale Tze-tze, notizie dalla rete